Il culto delle acque: la sorgente di Sant'Eufemia a Fara Filiorum Petri
- di Acque Sacre
Fara Filiorum Petri, il paese delle farchie, un tempo era famoso anche per la presenza di una sorgente dedicata a Sant’Eufemia, meta di pellegrinaggio in quanto le si riconosceva il potere di far tornare il latte alle donne e agli animali. Un antico culto galattogeno, ancora presente nella memoria degli anziani:
Si pensi all’acqua della sorgente di Sant’Eufemia – scrive Di Fulvio – che sgorga a Fara Filiorum Petri nella contrada omonima, un tempo sede di un monastero benedettino. Raccontano gli anziani che dai paesi circostanti venivano a prenderla, a berla e a bagnarsene perché sia le donne ma anche gli animali domestici (pecore, scrofe, vacche, giumente, asine) portassero abbondanza di latte per i loro nati. L’acqua miracolosa la si assumeva sia a scopo terapeutico che profilattico.Chi voleva prendere l’acqua doveva recarsi prima nella piccola chiesa di Sant’Eufemia e versare un po’ d’olio entro la lampada (la spere) che ardeva dinanzi al simulacro della santa, quindi si recava alla sorgente e vi gettava dentro una manciata (‘najummelle) di grano, granoturco, di ceci o di fagioli; quindi si raccoglieva una manciata della stessa roba gettata dagli altri e la riportava a casa per condividerla con gli animali insieme all’acqua (Elvira Di Fulvio, residente in Fara Filiorum Petri, anni 82).
La sorgente era conosciuta in tutto il Chietino. Da Orsogna, ricorda la signora Maria, si usava andare alla sorgente di Santa Fumìa (nel dialetto orsognese) che faceva “il latte bone e na presa” anche a lei la madre aveva raccomandato di recarvisi quando, nel 1975, aspettava la prima figlia. Anche a Roccamontepiano si ricorreva all’acqua di Sant’Eufemia; se la puerpera non poteva affrontare il viaggio incaricava qualche devota a recarsi presso la sorgente per prendere il prezioso liquido. Un’ora di cammino per andare e un’ora per tornare, ma la speranza riposta in quell’acqua era davvero tanta.
Oggi di sant’Eufemia e della sua acqua rimane ben poco. La sorgente è prosciugata, i resti del convento sono coperti dalla vegetazione spontanea, rimane la piccola Chiesa dedicata alla Santa, ricostruita nel Settecento, adiacente all'omonimo albergo, lungo la strada che da Fara Filiorum Petri porta a Pretoro.
Il monastero di Sant’Eufemia a Majella, fondato nel 1004 da San Aldemario di Capua, ebbe una notevole importanza come si deduce dallo sviluppo economico che coinvole il paese. Incluso, nel 1060, tra le dipendenze di Montecassino vi rimase sino alla sua decadenza avvenuta nel XVII secolo.
Allo stato attuale risultano ancora conservati il perimetro murario, l’abside e l’arcone gotico d’ingresso.
Di origine Longobarda, come si deduce dal toponimo, Fara Filiorum Petra fu fondata nel VII secolo. La morfologia del territorio e la rete idrografica favorirono la crescita economica del paese abitato da artigiani, tintori e mugnai. Fondamentale è stata anche la presenza benedettina di San Liberatore a Majella che tramite il convento di Sant’Eufemia, nell’anno mille, possedeva vasti terreni nella zona. Da quel tempo sino al 1975, Fara è stata sottoposta alla giurisdizione benedettina di Montecassino. Oggi l’antica Parrocchia del SS. Salvatore, già esistente nell’XI secolo e fondata dai monaci benedettini di San Salvatore a Majella, appartiene all’Arcidiocesi di Chieti e Vasto. Fara Filiorum Petra si trovò più volte coinvolta nelle partizioni feudali volute dalla nobiltà di origine franco-longobarda e poi normanna. Divenuta feudo della famiglia romana degli Orsini-Colonna, fu abitata da una potente borghesia rurale che aveva fondato la propria ricchezza nell’allevamento transumante, nell’agricoltura e nella lavorazione dei tessuti di lana.
Bibliografia
Di Fulvio E., L’acqua: alma madre d’ogni vivente, in AA.VV., Il culto di San Rocco a Roccamontepiano, Bucchianico, Tinari, 1997, p. 10.