SPAZI SPECISTI LO SPECISMO VISTO DA UN GEOGRAFO

di SERENA NASCIMBEN

Perché presentare questo libro in questo sito?
Non esiste alcun nesso evidente tra gli argomenti trattati e neppure i luoghi che fanno da sfondo sono gli stessi. Qualche indizio sulle motivazioni per recensire, qui, Spazi specisti può essere però trovato proprio a partire da “I sentieri delle Acque Sacre d’Abruzzo”, per esempio:
-nel riferimento alla festa dei serpari di Cocullo a proposito della quale, nella recensione scritta da Silvia Scorrano del libro Homo Elogio di Eva di Mario Setta (Ed. Qualevita,2016) si legge: “sembra realizzarsi un esorcismo di popolo, con migliaia di persone che vedono il serpente, lo affrontano, ne sconfiggono il potere negativo”;
-nel racconto dell’uccisione dei cuccioli di lupo ad opera dei carbonai di un tempo, scritto da Paolo Sanelli in La storia dei lupi: “Nelle tane c’erano tanti cuccioli di lupi ed i carbonai senza nessuna paura e pietà li ammazzarono, e con questo i lupi diminuirono tanto. Così quando ero giovane, di lupi ce n’erano pochi, ma anche quei pochi erano sempre presenti.”;
-nella foto dei lupi impagliati che accompagna l’articolo di Sissi Ardesia Un pomeriggio a spasso per Colombano (2017);
-nel filmato tratto da YouTube della rappresentazione della leggenda del miracolo di S. Domenico a Palombaro (Chieti) che narra di un bimbo rapito da un lupo e ritrovato in seguito per intercessione del santo ecc.
Situazioni che fanno pensare al rapporto profondo e controverso che l’uomo ha da sempre con le altre specie, al suo modo di guardare alla natura dalla quale trae tutto ciò di cui ha bisogno, ma che è anche fonte di pericolo, forza con la quale misurarsi.
Spazi specisti Lo specismo visto da un geografo ragiona su ambienti diversi da questi (l’osservazione è compiuta nei territori del bolognese), su spazi urbani spesso molto piccoli nei quali la natura ha perso gran parte del proprio potere evocativo, non tanto a causa della sua ordinarietà o perché relegata a contesti marginali, quanto perché è venuta meno la capacità di farne esperienza, di “vedere” la natura, ma soprattutto l’altro.
A giudicare dal carattere fobico di molte reazioni umane rilevabili in tali luoghi (in special modo al cospetto di serpenti, uccelli, insetti e ragni) i punti di contatto tra le due realtà esistono e risiedono ovviamente nell’essere umano, anche se si tratta di solo uno dei tanti aspetti considerati nel libro. Questi atteggiamenti agiti sia in dimensione privata che collettiva pongono interrogativi non indifferenti che pur necessitando di interpretazioni relative alla sfera psicologica/psicoanalitica e sociologica interessano allo stesso modo antropologi e filosofi. E, è superfluo ricordarlo, di conseguenza, geografi.
Spazi specisti è una riflessione geografica che partendo dal quotidiano si confronta necessariamente con le principali questioni che assillano l’attualità come le conseguenze dei cambiamenti climatici, l’importanza di preservare la biodiversità (con le problematiche che ne conseguono), la globalizzazione, la prospettiva di una sempre maggiore influenza della tecnologia nelle vite di ognuno ... invitando all’approfondimento degli argomenti discussi, attraverso una spiegazione dei termini specialistici utilizzati che rende potenzialmente accessibile la lettura a chiunque. Il risultato è però un percorso (un sentiero) assolutamente personale che dialoga, anche quando ciò non è chiaramente esplicitato, con le principali correnti del pensiero contemporaneo su questi fronti, con l’unico scopo di non perdere di vista l’obbiettivo di una più equa convivenza tra specie.
A questo punto è forse già possibile rispondere all’interrogativo iniziale. Presentare questo libro in questo sito ha il significato di un atto di fiducia nella possibilità di far confluire le “acque diverse” dell’interesse per le origini e della ricerca di soluzioni adeguate ai problemi odierni, in un unico corso di sensibilità e rispetto dal quale possa scaturire in futuro migliore per tutti gli abitanti della Terra.

 

Autore: Serena Nascimben
Titolo:SPAZI SPECISTI LO SPECISMO VISTO DA UN GEOGRAFO
Editore:Youcanprint
Anno: 2019

Lunamajella di Gian Piero Stefanoni

di Ivana Ceruolo

Lunamajella. Questo è il titolo dell’ultima raccolta di poesie pubblicata dal poeta e critico letterario romano Gian Piero Stefanoni. Una parola-universo, così come la definisce Anna Maria Curci, la quale di tale raccolta ha curato la prefazione, che ben racchiude l’intenzione da parte del poeta di raccordare il cielo e la terra, di trovare un punto di incontro tra la spiritualità e la fisicità, tra l’astratto e il concreto. Non a caso, Stefanoni, nella prima delle numerose omonime poesie che danno il nome all’intera raccolta, definisce la Majella, secondo massiccio montuoso più alto dopo il Gran Sasso, situato nell’Appennino centrale abruzzese, “globo sospeso”, vista indubbiamente l’imponenza dovuta alla sua altezza (2793 m s.l.m.) che, però, “quasi ci tocca”, è proteso, cioè, verso il basso, verso l’uomo, quasi a volerlo avvolgere in un abbraccio, proteggere. La Majella è solo uno dei tanti rilievi, che insieme a spazi geografici e vari corsi d’acqua citati e spesso personificati, contribuiscono ad animare un universo altrimenti inanimato, un universo in cui non c’è più poesia, in cui risulta difficile distinguere i luoghi dell’abbandono (pietre), da quelli in cui c’è, invece, ancora vita (case).

“E non sai
se sono pietre, o case
le figure col bastone
che s’incamminano 
appoggiate ai costoni.

Qui i poeti 
non ti accompagnano, 
devi procedere solo.”

La gente, però, pur essendo circondata da una vita aspra, non si arrende, ma resta fedele alla sua terra e fa affidamento ai suoi Santi, “dentro quel ciel che mai vuole perderci”, afferma il poeta in Lunamajella (VII). Le persone, difatti, sono abbarbicate alle montagne e alla rocce “maledette dal cuore”, come se il cuore avesse ricevuto la dolce condanna, usiamo volutamente un’antitesi, di non far scivolare via dal petto questi posti.

Appare, dunque, evidente che il poeta non canta il suo luogo natìo, ma bensì un’area del teatino, quella dolce e amara Lunamajella, divenuta per lui “madreterra”, terra, cioè che custodisce il suo animo, e che gli regala quelle sensazioni che si traducono, poi, in scrittura, più precisamente in poesia.

Il testo è impreziosito da tocchi dialettali, grazie alle accurate traduzioni nell’abruzzese dell’area teatino-frentana di alcuni componimenti, realizzate da Mario D’Arcangelo. La lingua dialettale ha, infatti, la capacità di esprimere il suono, o meglio la musica, intonata dal cielo, dalle pietre, dagli alberi, dal vento e conferisce al lettore la possibilità di immergersi completamente e quasi proiettarsi fisicamente nei luoghi ivi descritti.

Dal punto di vista prettamente linguistico è possibile notare che le ripetizioni verbali, le iperboli, gli anacoluti, le curiose scelte lessicali presenti in questo lavoro poetico, non sono altro che espedienti attraverso i quali si tenta di concretizzare stati d’animo e sensazioni che l’autore prova di fronte alla maestosità e alla bellezza del paesaggio che lo circonda (potremmo quasi parlare di una sorta di sindrome di Stendhal). La Natura diventa, per Stefanoni, come una vera e propria migliore amica, che prende il poeta per mano e lo guida, permettendogli di raggiungere i meandri più oscuri della sua anima. Il desiderio del poeta è quello di volare oltre le cose finite, ma, al tempo stesso, il peso del profumo della terra che ama glielo impedisce, radicandolo al suolo. “Forse è per questo che oggi lo sguardo si alza ma non supera i tetti”, scrive, infatti, lo stesso Stefanoni.

 

 

 

L'Autore

Gian Piero Stefanoni, nato a Roma nel 1967, laureato in Lettere moderne, ha esordito nel 1999 con la raccolta "In suo corpo vivo" (Arlem, Roma), vincendo nello stesso anno, per la sezione poesia in lingua italiana, il premio internazionale di Thionville (Francia) e nel 2001, per l’opera prima, il “Vincenzo Maria Rippo” del Comune di Spoleto. Nel 2008 pubblica "Geografia del mattino e altre poesie" (Gazebo, Firenze), con le quali si aggiudica i premi “Le Nuvole-Peter Russell”  (2009) e “Città di Venarotta”  (2010). Nel 2011 ha editato per Joker di Novi Ligure, “Roma delle distanze” . Nel 2014 esce  "Da questo mare" (in e-book) poi pubblicato in ed. cartacea da “Gazebo libri” nel volume dal medesimo titolo, che raccoglie anche altre sue poesie. In ebook sono stati pubblicati "La stortura della ragione" (Clepsydra, Milano, 2011), con LaRecherche.it i  "Quaderno di Grecia" (2011),  "La tua destra" (2015), e il saggio sulla poesia in dialetto chietina "La terra che snida ai perdoni" (2017).
Presente in volumi antologici, suoi testi sono apparsi su diversi periodici specializzati e sono stati tradotti e pubblicati in Spagna, Malta e Argentina. Già collaboratore di “Pietraserena” e “Viaggiando in autostrada”, è stato redattore della rivista di letteratura multiculturale “Caffè” e, per la poesia, della rivista teatrale “Tempi moderni” . 

Autore:Gian Piero Stefanoni
Titolo: Lunamajella
Edizioni: Edizioni Confine
Volumi: 1 
Anno: 2019

Noi siamo bruzzesi di Mauro Tedeschini

di Mario Setta

BENEDETTI ABRUZZESI

Benedetti Abruzzesi” è il titolo di un capitolo del libro “Noi siamo Bruzzesi” (ed. Menabò, 2017) di Mauro Tedeschini, emiliano di Modena, ex direttore del giornale abruzzese “il Centro”, che sembra richiamare in antitesi “Maledetti Toscani” di Curzio Malaparte. Tedeschini non è certamente accondiscendente con gli abruzzesi. Anzi, presenta più i difetti che i pregi. Lo stesso nome deformato in “bruzzesi” è un chiaro riferimento alla zingara Vera Casamonica che a “Porta a Porta” davanti all’abruzzese Bruno Vespa dichiara: “io non sono sinti, sono bruzzese, zingara bruzzese”. È evidente che per Tedeschini gli abruzzesi non si identificano con gli zingari, anche se ve ne sono numerose comunità. Nel dialetto abruzzese “zingaro” assume il significato di chi si arrangia, si dà da fare, senza derubare gli altri.

Gli abruzzesi sono quelli “della coccia di sante Dunate”, cioè testardi e determinati, spesso senza elasticità mentale. Forse il retaggio d’un passato ripetitivo, statico, tradizionale. Per questo il campanilismo è sempre stato il fenomeno che ha caratterizzato la gente, ferma e sicura sotto il proprio campanile.  Ma ci sono esempi di ragazzini, come Edoardo, dieci anni, che nella tragedia di Rigopiano, ha dimostrato intelligenza e coraggio, prendendo in braccio la piccola Ludovica e raccontandole favole. Da qui, da questo ragazzino bisogna ricominciare, scrive Tedeschini, per un Abruzzo nuovo. Un Abruzzo che abbandoni gli eroi “sbagliati, come D’Annunzio o Silone, o addirittura tipi come Antonio Razzi, per conoscere e valorizzare uomini come Ettore Troilo, fondatore della Brigata Maiella. Già Alberto Savinio, in “Dico a te, Clio” scriveva: “I suoi grandi uomini, l’Abruzzo li indìa”.

In Abruzzo l’emigrazione è stato il fenomeno che lo ha caratterizzato da un centinaio di anni, con le testimonianze di Pietro Di Donato, “Cristo tra i muratori” o di Pascal D’AngeloSon of Italy”, ma anche l’immigrazione ha permesso che un personaggio come Dacia Maraini si insediasse a Pescasseroli e ne descrivesse ambiente e personaggi come in “Colomba”. L’ultima piaga, che ha colpito profondamente la finanza abruzzese è il fallimento delle banche, per incompetenza come nel caso di Domenico Di Fabrizio della Carichieti o per mancanza di controlli come per le altre banche abruzzesi.

Ma l’Abruzzo ha scritto pagine di storia straordinaria, soprattutto nella seconda guerra mondiale, come si può leggere nel libro “Terra di libertà, storie di uomini e donne nell’Abruzzo della seconda guerra mondiale” a cura di Maria Rosaria La Morgia e Mario Setta, in cui si dimostra che a cominciare da Carlo Azeglio Ciampi alle migliaia di ex prigionieri alleati, i “Benedetti Abruzzesi” li hanno nascosti, sfamati e accompagnati verso la libertà, con l’organizzazione delle fughe da Sulmona a Casoli, dai luoghi occupati dai tedeschi alle terre liberate.

Spesso si è parlato dell’Abruzzo in maniera retorica, con stereotipi come “forti e gentili”, che Costantino Felice, tra i maggiori storici abruzzesi, ha cercato di sfatare e demitizzare, definendoli “trappole dell’identità”. Forse anche la frase di Ciampi, riportata da Tedeschini “L’Abruzzo è la terra che ti dà subito del tu” potrebbe avere sapore di retorica, ma Ciampi ha conosciuto direttamente la gente di Scanno e di Sulmona, negli anni 1943-44, che lo aiutò perfino a salvarsi dagli alleati che lo ritenevano una spia, come scrive nel diario, pubblicato nel libro “Il Sentiero della libertà, un libro della memoria con Carlo Azeglio Campi” (Laterza 2003), perché sul suo passaporto c’era un visto tedesco, avendo trascorso uno stage in Germania per motivi di studio.

C’è un Abruzzo complesso, multiforme, anche per ragioni geografiche che spesso ne determinano storia e carattere, passato e presente. Un segno evidente è la cucina abruzzese, con una storia che parte dal secolo sedicesimo, con i Caracciolo di Villa Santa Maria e la scuola di chef, che hanno girato le più famose cucine del mondo, fino a quella di Hitler, in Austria al “Nido dell’Aquila”, dov’era cuoco, Salvatore Paolini, originario di Villa Santa Maria. La storia dell’arte culinaria abruzzese continua, oggi, con Niko Romito e le associazioni dei cuochi villesi e abruzzesi. Il terremoto dell’Aquila del 6 aprile 2009 ha avviato l’orologio della morte e del dolore. Una via crucis, giunta sul calvario, in attesa d’una resurrezione ancora da arrivare.

La tragedia del terremoto aquilano ha offerto a giornalisti e scrittori di allargare il discorso sulla Regione: Carlo Petrini, Claudio Magris, Camillo Langone, ecc. Ma non è certamente una fortuna o un “gioco” per l’Abruzzo, come pare sostenga Tedeschini, avere “un ruolo importante…di ricostruire mezza Italia, ormai consapevole di essere a rischio del susseguirsi di terremoti sempre più devastanti”. Il problema della sismicità della terra è e sta diventando sempre più un problema universale. La salvaguardia del globo terrestre spetta a tutta l’umanità. 

In realtà, tanti abruzzesi si sono occupati di conoscere e studiare la loro terra. Anche in base al fatto che esiste in Abruzzo l’Osservatorio Astronomico di Campo Imperatore. Interessante la ricerca di Silvia Scorrano, “Le acque sacre in Abruzzo”, che ha la caratteristica della scientificità e della seduzione. Il percorso delle Acque Sacre non è che un’immersione nella storia dell’Abruzzo, come se secoli e millenni non fossero trascorsi. Una pagina leggibile ieri come oggi, un album in cui le fotografie non sono mai sbiadite. Che l’acqua sia un elemento fondamentale per soddisfare i bisogni primari di vita è evidente. E che intorno a tale elemento sia sorta una sacralità, una devozione plurimillenaria sia pagana che cristiana, non fa che accentuare la necessità dell’uomo di trattare l’acqua come un bene assoluto. Una cosa divina. Ma in Abruzzo, negli ultimi tempi, l’acqua è diventata una calamità, per cattiva gestione e per inquinamento.

La promozione culturale, a livello internazionale, intrapresa da anni da Goffredo Palmerini, giornalista aquilano, per far conoscere la realtà italo-abruzzese, ha prodotto varie pubblicazioni, l’ultima delle quali “L’Italia nel cuore”. In realtà, si tratta di numerosi volumi. Innumerevoli i suoi articoli e i servizi pubblicati dalle agenzie internazionali e su numerosi giornali e riviste in lingua italiana nel mondo; “un conto approssimato per difetto in 50mila pagine”, sottolinea l’autore, che presenta fatti e personaggi che hanno segnato e segnano la storia. Un lavoro da certosino o da donna scannese che usa la filigrana con grande pazienza e profonda intelligenza. Mauro Tedeschini, scrive alla conclusione del suo libro: “Quel che ti dà speranza dell’Abruzzo è che basterebbe così poco per farne veramente la Svizzera d’Italia… Insomma ce la farà l’Abruzzo? Io, nel mio piccolo, faccio il tifo, perché questo pezzo d’Italia che vive all’ombra della Majella e del Gran Sasso mi è rimasto nel cuore”.

 

Autore: Mauro Tedeschini
Formato: 135x210
Anno: 2017
Pagine: 80
ISBN: 9788895535852

Domenico Ciampoli, Tutte le novelle a cura di Antonella del Ciotto

di Acque Sacre

Appassionata di Domenico Ciampoli, di cui ho avuto modo di leggere alcune raccolte di novelle nella loro edizione originale, non potevo che accogliere con entusiasmo il dono di due volumi nei quali Antonella del Ciotto ha riunito tutta la produzione novellistica dell'Autore abruzzese. L'opera, già per sé stessa pregevole, è arricchita da una corposa introduzione nella quale la curatrice ripercorre la produzione letteraria dello scrittore atessano, "un intellettuale versatile, un narratore sanguigno che interpreta in modo autonomo e originale la stagione naturalistica centro-meridionale". Nel primo volume sono riportate le novelle edite in raccolta - Fiori di monte, Racconti Abruzzesi, Trecce nere, Cicuta, Fra le selve -  nel secondo quelle pubblicate nella stampa periodica e quotidiana. 

 

 Autore: Antonella del Ciotto
Titolo: Domenico Ciampoli, Tutte le novelle
Edizioni: Bulzoni Editore
Volumi: 2 
Anno: 2004 
ISBN 88-8319-897-2

 Altri articoli su Domenico Ciampoli:

Ciucarella di Domenico CiampoliCicuta di Domenico CiampoliTrecce NereAncora sulle streghe di Domenico Ciampoli e Antonio De NinoLa Strega da Trecce nere di Domenico CiampoliLa casa bruciata tratto da Fiori di monteStoria d\'una croce da Fiori di monte di Domenico CiampoliFiori di monte, prefazione di Petitto Di LonganoLa Mietitrice di Domenico CiampoliSylvanus da Trecce Nere di Domenico Ciampoli

 

 

 

Lettomanoppello nelle fonti storiche di Eugenio Toppi

di Acque Sacre

Deve amare veramente molto il suo paese Eugenio Toppi per aver scavato in tanti polverosi volumi alla ricerca di qualche pagina dedicata a Lettomanoppello da raccogliere in un unico volume, una base di partenza per chi voglia iniziare a conoscere la storia del paese.  Infatti, come precisa l'Autore nella premessa, il libro non chiarirà tutti i personaggi, luoghi, avvenimenti accaduti nei nostri luoghi e alle nostre genti, ma è una ricerca ne' documenti antichi di essi.
Diversi sono i documenti nei quali si esaminano le risorse minerarie del paese o si riportano i tragici eventi che sconvolsero la vita cittadina, come la frana che interessò  una miniera di bitume in cui persero la vita tre giovinette.

Ed è sempre l'amore per la sua terra che ha portato Eugenio Toppi a dedicarsi alla lavorazione della pietra della Majella, un'antica tradizione  di cui Lettomanoppello può andare ancora fiera. 

 

Autore: Eugenio Toppi
Titolo:Lettomanoppello nelle fonti storiche
Edizioni: lulu.com
Pagine: 113
Anno: 2017
Formato:Ebook

L'Angelo della Musica di Annagrazia Ruscitti

di Silvia Scorrano

La vita è un vero miracolo ogni secondo,
ma solo il tempo che si ferma
ci fa capire la sua bellezza,
nella sua grande fragilità.

Sono gli ultimi versi con cui Annagrazia Ruscitti, di origini sulmonesi ma trapiantata a Raiano, chiude la poesia Vita, una delle  quarantacinque  poesie  raccolte nel volume L'Angelo della Musica.  
Attraverso i versi, l'Autrice racconta le esperienze difficili del vivere, si concede momenti di riflessione sulla vita, fa emergere  se stessa, l’amore per i figli, per la vita, per la natura, per la bellezza del mondo, il dolore per la perdita ed il coraggio di trovare sempre un modo per sorridere ed amare.
Ed è proprio all'amore che viene dedicata la seconda parte della raccolta. L’amore tra la scrittrice, psicologa, psicoterapeuta, madre e donna impegnata tra vita personale e sociale, e l’uomo di cui si innamora a quarantasette anni, il musicista Federico Quercia.
Rubiamo l'amore e la grande stima che Annagrazia nutre per Federico, l'Autrice ci permette di entrare nel suo cuore

Tu mi parli con la sinfonia del tuo cuore 
e io mi nutro di te, 
come una goccia di rugiada
della brezza del mattino.

Uomo solitario e ricco di esperienze, maturate attraverso la sua vita di musicista in giro per il mondo, Federico entra nella vita di Annagrazia tramite il comune amore per la psicologia e la filosofia.
Cominciano ad interessarti l’uno all’altro con la voglia di condividere un progetto, che possa unire la musica e la psicologia. Figli di questo tempo, si incontrano sul social network e tra i due è subito amore. Lei lo segue nei suoi concerti e lui si stabilisce accanto a lei nel suo paese. L’amore tra i due, che sembra volare alto, tra musica, psicologia e poesia, deve fare i conti, come sempre, con i problemi concreti della vita. 

Non c'è niente di più profondo 
di un uomo, cresciuto avendo negli occhi 
il riflesso del mare. 

Ecco, cosi è la tua vita! 
Trascinato dal suo orizzonte, 
sei volato in terre lontane, 
inquiete, come il tuo cuore, 
per capire che dalle ferite della vita si rinasce.

Siamo in Mare negli occhi,  nella terza parte della raccolta dedicata al Musicista, un chitarrista classico di grande talento, napoletano, pronipote dell’omonimo Federico Quercia filologo, letterato, giornalista e cronista della spedizione dei mille.
Federico dopo venti anni vissuti tra Nuova Zelanda, Australia, Cile e Stati Uniti torna in Italia, a Firenze e riprende a suonare con un animo combattuto tra il passato e il presente, trascinato dall’amore per la sua musa, per la natura e la musica.
Nella quarta parte, infine, l'Autrice gioca con le parole, sono poesie allegre e ironiche, in cui la parola è usata anche in forma giocosa e si carica di una sua musicalità...  

Vorrei prendere un pennello per dare colore a questa notte buia.
Versare il bianco sulla tela per consentire alle emozioni di mettersi a danzare.
Ecco una ballerina rosso purpureo che riempie di sole l'orizzonte su un mare blu che scintilla pace.
Una barca color magenta dondola serena e spinge a sognare l'infinito.
Vola un gabbiano e riporta serenità ai pensieri bloccati nella rete dei pescatori al tramonto.
Tutto spinge a ricordare quanto grande e profondo è il suono del mare.

Chiudiamo con Recuerdos de la Alhambra suonata dal maestro Federico Quercia

 

L'Autrice

Nata a Sulmona il 3 Luglio 1969, laureata in Psicologia, lavora come psicologa presso Enti pubblici e psicoterapeuta. Impegnata nel sociale è stata Assessore alla cultura e al sociale presso il Comune di Raiano (AQ).
Amante della musica, dell’arte, della letteratura, inizia a scrivere poesie all’età di 14 anni. 
Vincitrice del Concorso Internazionale di Poesia Contemporanea, Premio Letterario "Nativo del Pizzo" di Torre de Passeri a settembre 2017, decide di pubblicare la sua prima raccolta di poesie d'amore L’Angelo della Musica.

Autore: Annagrazia Ruscitti 
Titolo: L'Angelo della Musica 
Editore: Masciulli Edizioni 
Pagine: 70 
ISBN 978.88.85515.30.7 
FORMATO 14.5 X 21

Altre poesie di Annagrazia Ruscitti

Maggiolata

I RACCONTI DI COMPARE ULIVO E COMARE BIANCALUNA

di Silvia Scorrano

Leggere le novelle di Maria Antonietta Bafile è uno scaldarsi il cuore con storie semplici che parlano dei tempi lontani o narrano, addolcendone la crudezza, le contraddizioni dell'attuale società. In entrambe le ipotesi, il lieto fine e la prosa di Maria Antonietta rendono piacevole la lettura. Compare Ulivo e Comare Biancaluna sono il filo conduttore dell'intero volume, nelle lunghe notti si raccontano tutto ciò a cui silenziosamente hanno assistito. Storie di animali, di donne, la grande guerra, l'emigrazione, le difficoltà della vita durante il periodo fascista...
Spesso gli animali si comportano meglio degli uomini: «nei tempi di oggi gli uomini diventano lupi e voi lupi siete diventati uomini» osserva  Biancaluna parlando con il Lupo.
La fantasia della scrittrice è davvero grande in Cartabianca un paese situato sulla montagna LibroBianco, dove il vento, soffiando, innesca una dolcissima musica di “fogli sfoglianti”, tutto è bianco… I cartabianchesi sono orgogliosi del loro candore e non permettono agli uccellini di volare sul loro candido paese per timore di essere sporcati... un giorno giungono Penna, Calamaio, Inchiostro, i Colori, la carta viene sporcata,  si grida allo scandalo, alcuni ribelli si sono fatti sporcare.... ma la ribellione è vista come un atto di coraggio, « Eh sì…perché i “ribelli” portavano il messaggio dell’Intelligenza. L’Intelligenza che ha permesso e permette tuttora all’uomo di evolversi. L’Intelligenza è il coraggio di uscire dal proprio guscio e di “sporcarsi” di nuove conoscenze… L’Intelligenza è il coraggio di “sporcarsi” del “diverso” per arricchirsi e arricchire gli altri di nuovi valori e culture».  
Scorriamo rapidamente l'indice, un titolo ci colpisce, Attentato a Gesù in cui  Maria Antonietta fa un omaggio ad Agatha Cristie, il breve racconto, infatti, come riportato nel volume «è una libera rielaborazione tratta da “La Stella di Betlemme, ma è un omaggio anche alla nostra cultura abruzzese: nella storia è stata inserita anche un’antichissima lauda tratta dalla biografia di Celestino V, lauda che cantavano i fedeli in occasione della processione in onore della Madonna del Canneto per chiedere la grazia della guarigione del piccolo Pietro D’Angelerio, futuro papa, ferito gravemente ad un occhio trafitto da un pezzo di legno acuminato. Grazia pienamente ricevuta». 
Non vogliamo anticipare altro delle quattordici  novelle scritte con il cuore di chi è vissuto con i bambini, scritte per loro, ma che fanno bene anche agli adulti. 

 Autore: Maria Antonietta Bafile
Titolo: I RACCONTI DI COMPARE ULIVO E COMARE BIANCALUNA
Edizioni:  Casa Editrice Fondazioni Costanza
Pagine: 120
Anno:2017
ISBN:978-88-99905-09-5

Della stessa Autrice 
LA MORTE E\' SCESA SUL MORRONE
I TRABOCCHI DI ROBERTA DI MARIA ANTONIETTA BAFILE E ROBERTA PAPPONETTI
Il Poeta di Maria Antonietta Bafile
La Sartina di Maria Antonietta Bafile

 

Yoga metropolitano di Graziano Martini

di Acque Sacre

L'unico motivo che mi ha spinto alla stesura di questo libro – confida al lettore Graziano Martini  –   è quello di suggerire delle strategie di pensiero per rendere accettabile quell'affascinante mistero della vita. I suggerimenti vengono fatti veicolare da Enzo Rossi, un artista, che utilizzando il suo personale manuale di istruzioni "Trova il tuo Buddha dentro il cofano di un porsche nero" riesce ad evitare un'antipatica depressione. Un piccolo quaderno, al tempo stesso un portafortuna, custodito gelosamente, che Enzo legge e rileggere per trarre nuove applicazioni e sul quale scriverà nuove pagine dietro la guida del manager-poeta-guru Manuel Guerrieri, dal quale sarà motivato ad avvicinarsi alla pratica dello yoga
Scritto da un medico, Yoga metropolitano vuole fornire una chiave di lettura del vivere quotidiano secondo la consapevolezza di come tutto dipenda da noi, le difficoltà possono essere riprogrammate creando situazioni psicologiche favorevoli secondo una sorta di zapping mentale.

  

 

Autore: Graziano Martini
Titolo:Yoga metropolitano
Edizioni: Opera Editrice
Pagine: 108
Anno: 2010 
ISBN: 978-88-96166-16-1

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Il risveglio di Bruno, di Gabriele Di Camillo

di Silvia Scorrano

Bello, simpatico, divertente, non solo da leggere ma anche da vedere. Si perché Bruno,  è un orso marsicano appena uscito dal letargo  che in compagnia del suo ideatore, sta girando tutto l'Abruzzo. 
Noi lo abbiamo incontrato  a Popoli, dove ha coinvolto (o forse  è meglio dire costretto) il drammaturgo Claudio di Scanno a rispondere alle sue tante domande....
Il nostro cucciolo è incuriosito da tutto ciò che gli sta attorno: gli elicotteri, i fuoristrada, .... pone domande a quelli che identifica come amici: un lupo, un camoscio e un cervo. Spinto dal desiderio di conoscere e di capire, Bruno rapisce l'attenzione dei tre animali tra i quali s'instaura una tregua alla caccia atavica tra predatori e prede. Come sottolinea nella presentazione Dacia Maraini, «Il mondo animale, da sempre, ci ha trasmesso i fondamenti della vita civile, persino le specie che si nutrono di altre specie, non lo fanno per desiderio di conquista, di sopraffazione, ma solo per la propria sopravvivenza».
Il racconto-favola-spettacolo è un rapido susseguirsi di domande nelle quali si affrontano temi come l'amore, l'amicizia, la cultura, la protezione dell'ambiente, il progresso...

Bruno - Amori? cos'è amori?
Camoscio - Eh eh! Tu fai troppe domande!... L'Amore è una cosa buona, molto buona, buonissima.... E' una sensazione meravigliosa... 
Bruno - Cos'è?
Camoscio - E' una sensazione unica, è come se nascessi un'altra volta!
Bruno - Si, ma che cos'è?
Camoscio - Quando scopri l'amore, il tuo amore, impazzisci di gioia...
Bruno - Si, ma che cos'è?
Camoscio - Se fa freddo, sei triste o hai fame... arriva l'amore e tu non sei più triste, non hai freddo e non hai più fame... Non hai sete!
Bruno - Si, ma che cos'è?
Camoscio -   Guarda, quando trovi l'amore... vivi solo per lei...per sempre... Ti riempie la vita! 
.....
E quando Bruno incontra l'amore, nelle spoglie di una giovane Orsa

Bruno - (si gira e vede Lei ormai vicinissima) Oddio, il fuoco! Ho il fuoco nella pancia! Come faccio! Come devo fare! Mi manca l'aria... Lupo, che devo fare? Sto per svenire...
Lupo - Non posso aiutarti... sono un Lupo... (indica l'orsa) Chiedi a lei... Andiamo Addio!

 

 L'autore
Gabriele Di Camillo, nato a Pescara nel 1956, ha frequentato corsi di drammaturgia, recitazione, regia e scrittura creativa. Scrive testi teatrali in dialetto abruzzese ed in lingua italiana. Ha scritto oltre venti commedie tutte rappresentate.
Tra le sue opere: Lu Tembe e la lengue, poesia dialettale in Antologia Poetica del Premio Letterario Internazionale Città di Martinsicuro (Martinsicuro, 2011); Il respiro della Libertà  (Firenze 2013); Parole da lu core (Roma, 2015); Risveglio nel Parco (Villetta Barrea 2015); Pensieri di un mietitore sul Teatro natura (Spoleto 2015); Un sabato felice (Firenze 2015) e Wake up John in Il Dio di mio Padre (Chieti 2016). 

Autore: Gabriele Di Camillo
Titolo: Il risveglio di Bruno
Edizioni: Tabula Fati
Pagine: 80
Anno: 2017 
ISBN: 978-88-7475-562-2

   

I Violenti. Sei novelle napoletane di Gabriele d'Annunzio a cura di Tobia Iodice

di Silvia Scorrano

«La mano informe si distaccava a popo a poco, tra il sangue. Penzolò un istante trattenuta dalli ultimi filamenti. Poi cadde nel bacino di rame che raccoglieva le elargizioni di pecunia, ai piedi del patrono» (L'eroe, p. 121-122). 
L'eroe, di cui abbiamo riportato in tutta la loro crudezza alcune righe finali, è una delle sei novelle di Gabriele d'Annunzio raccolte da Tobia Iodice in "I Violenti. Sei novelle napoletane". Scritte dal Vate d'Italia durante il soggiorno a Napoli e pubblicate in due volumetti, stampati in pochi esemplari, ora tornano ad essere nuovamente disponibili. Profondo conoscitore di d'Annunzio, Iodice ne Il Vesuvio e la Fenice, una corposa introduzione al volume,  offre al lettore la possibilità di entrare nella vita privata e artistica di un uomo da "il vivere inimitabile". Giunto a Napoli alla fine del mese di agosto del 1891 per rimanervi qualche giorno in compagnia dell'amico fraterno Francesco Paolo Michetti, lo scrittore pescarese vi si trattenne ventisette mesi, un periodo definito dal nostro Iodice straordinario per l'arte e la vita di Gabriele d'Annunzio, "due anni di splendida miseria" in quella che al tempo era una città moderna, cosmopolita e di elevatissimo livello culturale. 
Tralasciando l'impetuosa vita sentimentale di d'Annunzio che lo vedeva costretto ad abbandonare Napoli insieme alla principessa Maria Gravina, il Vate d'Italia, mosso da necessità economiche, nell'ottobre del 1892  pubblicava i due volumetti in 18°: I Violenti - nel quale erano raccolti La morte del duca di Ofena, La madia e Il martire - e Gli Idolatri, con  Il fatto di Mascalico, L'eroe e Mungià, rispettivamente numero 18 e 19 della collana "Collezione Minima",  curata da Luigi Pierro, nella quale vennero ospitati anche autori del calibro di Benedetto Croce e Antonio Fogazzaro.  
Il filo conduttore di tutte e sei le novelle, definite dallo stesso d'Annunzio "energiche e originali" è la violenza  una sorta di primordiale divinità pagana, che si manifesta in maniera cieca irrazionale, spietata (Iodice). E sull'originalità si sofferma anche il nostro curatore visti i pesanti debiti che quelle storie avevano  con diversi "contes" di Flaubert, Zola e Maupassant... 
L'Abruzzo, con il suo dialetto, fa da scenario comune a tutte le novelle, una terra indefinita, atemporale, priva di coordinate spaziali precise. Una terra dominata dalla superstizione, dove gli abitanti sono posseduti da forze misteriose, da una violenza primordiale e segreta...«Il coperchio scricchiolava, penetrando nella viva carne della nuca, schiacciando le canne della gola, pestando le vene e i nervi, finchè non penzolò dalla madia un corpo inerte, che più non dava alcun tratto» (La Madia, p. 71). Attraverso questi racconti d'Annunzio, osserva giustamente Iodice, assicura al lettore un viaggio nei territori più nascosti e primordiali dell'animo umano. 
 

 Autore: Gabriele d'Annunzio. A cura di Tobia Iodice
Titolo: I Violenti. Sei novelle napoletane 
Edizioni: edizioniCentoAutori 
Formato 12x18
Pagine: 144 
Anno: 2016 
ISBN: 978-88-6872-067-4

I pastori in terra d'Abruzzo a cura di Giovanni Lufino e Dino Di Pietro

di Silvia Scorrano

Introdotto dalla bella poesia Dai monti al mare di Giovanni Lufino il volume è una rilettura a ritroso nel tempo della pastorizia. 
Tramontata l'epoca d'oro della transumanza, la Regione Abruzzo ha vissuto gli anni dello spopolamento montano, degli interventi della Cassa per il Mezzogiorno, delle politiche di protezione dell'ambiente che hanno portato a coniare il motto Abruzzo Regione Verde d'Europa; ma, a distanza di quasi un secolo dal suo definitivo declino cosa rimane della pastorizia transumante? Chi sono i pastori di oggi? Girando tra le montagne abruzzesi i nostri autori cercano di fare il punto; ed ecco che Mario Massarotti, a Villalago, incontra Arbian e Shefit pastori di origine macedone giunti in Italia durante il flusso migratorio degli anni '90. I racconti si intrecciano con le foto e le storie di ieri, Adriano Di Sante narra la toccante testimonianza di un pastore di Rocca Santa Maria: storie sui lupi raccontate la sera intorno al camino della cucina, i rischi a cui si andava incontro nel lungo percorso per giungere in Puglia, la difficile convivenza con i briganti del Gargano.... 
La pastorizia ha molti volti, la solidarietà e il reciproco aiuto compiuto nei momenti di disgrazia è uno dei più significativi. La "Sa Paladura" ha portato una delegazione di pastori sardi a consegnare 700 pecore in aiuto all'economia montana fortemente colpita dal sisma del 6 aprile 2009.  

 

  

 

Dalla pastorizia di oggi si passa a quella di ieri, tra immagini e parole si scoprono e comprendono le origini e gli usi del territorio abruzzese. Osserva giustamente Pasquale Caranfa spesso ci sentiamo chiedere dai turisti in visita a Scanno come abbia potuto un popolo in un sito aspro come il nostro sviluppare una struttura urbana così articolata e ricca. La risposta è nell'origine del termine "pecunia" che viene da pecus. Sono i prodotti della pastorizia: lana, pelli, carne e formaggi che hanno reso possibile tutto ciò «una pecora nera che ha costruito palazzi, sfarzosi abiti, adornati con splendidi gioielli; generazioni di notai, avvocati, medici, professionisti e ricchi proprietari». La civiltà  pastorale ha lasciato numerose vestige nei dipinti, nelle ceramiche e nella letteratura (Aleardo Rubini) e sul territorio; ancora oggi, è possibile imbattersi nei ricoveri dei pastori, nelle capanne in pietra,  nelle recinzioni (Edoardo Micati).  
  
 
Tralasciando i molti temi trattati nel volume, chiudiamo soffermandoci sul cane pastore abruzzese, nemico acerrimo di lupi e di orsi, è stato il più fidato alleato dei pastori (Marco Petrella); protagonista di eroiche gesta ha dimostrato un rispetto per il suo naturale antagonista che lascia riflettere «Il cane non viola l'integrità di un suo antagonista se questo non rappresenta un pericolo reale» (Giovanni Lufino). Ma il futuro del lupo è ancora incerto, sono molte le sfide ancora aperte come sottolineato da Antonio Pollutri...
 
Curatori: Giovanni Lufino, Dino Di Pietro
Titolo:  I pastori in terra d'Abruzzo
Associazione per la Libera Cultura d'Abruzzo (ALCuA), con il patrocinio economico del Gal Abruzzo Italico Alto Sangro
Anno: 2015

Maria Concetta Nicolai, L'Acqua Nuova. Miti Scenari, Rappresentazioni. Linguaggi dell'Abruzzo tradizionale

di Silvia Scorrano

"Seguendo una gentile ed antica tradizione, forse in qualche angolo d'Abruzzo, una ragazza splendente e nel fiore degli anni, sul far del giorno, a Capodanno si reca ancora alla casa del promesso sposo e, giunta sull'uscio, .... vi depone la sua luccicante conca ricolma di Acqua nuova, sulla quale galleggia un argenteo rametto d'olivo" con queste parole l'antropologa Maria Concetta Nicolai dedica al lettore la sua Acqua Nuova.

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HOMO Elogio di Eva di Mario Setta

di Silvia Scorrano

Ed era rimasto lì, molto tempo buttato su uno scaffale della libreria, piccolo, arancione, con un titolo importante "HOMO Elogio di Eva"; un titolo che mi fa paura, non so, penso di dovermi scontrare con un testo di filosofia, rinvio di giorno in giorno la sua lettura, aspetto momenti di maggior concentrazione, quando ci si sente pronti e disposti ad affrontare letture impegnative...
Avevo incontrato l'Autore in una riunione, un signore anziano, sempre pronto alla battuta. Si racconta, mette a nudo se stesso e il suo passato, un prete sospeso a divinis dal 1982, coautore di un bel libro, Terra di Libertà. Parliamo della libertà nel nostro primo incontro, di come la libertà ci abbia portato su sentieri diversi, Sentiero della Libertà il suo, Sentiero delle Acque Sacre d'Abruzzo il mio. Lo stesso termine, Sentiero, ci unisce...
Quando passo davanti alla libreria ricordo con un senso di colpa il nostro incontro, ancora non ho aperto il libro arancione... Ma oggi mi aspettano un paio di ore di attesa, prendo il libro e un taccuino, così giusto per segnare al volo qualche idea. Nell'attesa mi immergo nella lettura, ne sono travolta. Ritrovo la parola libertà nel testo, espressa sotto forma di libertà di conoscere, di scoprire, di amare, di vivere consapevolmente fuori da schemi e condizionamenti. 

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I trabocchi di Roberta di Maria Antonietta Bafile e Roberta Papponetti

di Acque Sacre

La pittrice Roberta Papponetti racconta la sua vita, ma per farlo si affida a una penna esperta, quella di Maria Antonietta Bafile che a sua volta,  prima di accettare l'incarico, stringe un accordo con i Trabocchi. Saranno loro insieme al Grande Mare a  pescare i ricordi di Roberta. E inizia un racconto sospeso tra la realtà e la fantasia. Alle parole si alternano i quadri e le fote dell'artista.

 

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L'Uomo-Carbone di Michele Di Mauro

di Silvia Scorrano

«Noi potevamo lavorare la terra del paese o magari anche emigrare, ma a Roma, in cerca di un lavoro più dignitoso e lei (la madre) sarebbe potuta venire con noi... Non volevo vivere come un topo in gabbia. Per me non "era necessario"  andare a scavare il carbone in Belgio. Ma perché la mamma non lo capiva? Perché ci chiedeva un tale sacrificio?  E' il silenzioso moto di ribellione di Sandro. 
Sono loro Sandro e Antonio, due fratelli, che danno un volto e un'anima agli Abruzzesi  che nel dopoguerra lasciano l'Italia per lavorare nelle miniere del Belgio. Due fratelli ciascuno con le proprie aspirazioni. Sandro, sognatore, amante dei libri, il ribelle tra i due, al funerale del padre, morto in miniera, interrompe il discorso di commiato del Sindaco e urla: «L'accordo Uomo-Carbone è un patto di sangue, firmato dal Governo Italiano e da quello Belga». L'Italia, infatti, si era impegnata a trasferire uomini in Belgio che come contropartita garantiva all'Italia due tonnellate e mezzo di prodotto per ogni minatore. «Non c'è lavoro e questa è una grande occasione che lo Stato fornisce ai suoi cittadini ... noi abbiamo bocche da sfamare. Noi abbiamo le braccia e loro hanno il carbone».  

Una storia dai risvolti neorealistici, le visite mediche, il lungo viaggio verso il Belgio «Un vecchio treno con i sedili in legno ingurgitò un migliaio di persone, tra minatori e famigliari. In alcuni vagoni non c'erano nemmeno i sedili e la gente si accatastava a terra ... sembrava di viaggiare su dei carri bestiame». Le porte del treno sbarrate per evitare che qualcuno scenda in Svizzera... la paura di essere scartati nell'ultima visita medica, la disinfestazione: «tutti nudi, scavati, bianchi. Ci diedero un pezzo di sapone grezzo e ci spruzzarono con delle pompe». Gli alloggi fatiscenti, gli hangar, la difficoltà a trovare un'abitazione in affitto, la diffidenza verso i lavoratori immigrati. «Sulle porte scrivono ni animaux, ni étranger». Il contratto di lavoro... il divieto di recesso prima di aver compiuto un anno di lavoro, come pena la prigione. Le storie si intrecciano, i ricordi devastanti della guerra, la Brigata Maiella, le speranze e gli ideali del partigiano Silvio svaniti nella dura realtà del Petit Chateau.  

«E' come avere un laccio stretto attorno al collo. E' una trappola. E tu ci sei dentro. Non puoi scappare... e poi ti accorgi perfino che, se aprissero la gabbia, non scapperesti, Non vuoi scappare»...  l'esplosione dell'8 agosto del 1956 nel Bois du Cazier a Marcinelle, con 262 minatori deceduti, di cui 60 abruzzesi pose fine a tanti sogni.

Nel 2014 L'Uomo-Carbone è stato vincitore del premio "Cesare Pavese" .

 Michele di Mauro, autore del libro, nasce a Lesina nel 1973. Laureato in Medicina e Chirurgia, dagli anni '90 si è dedicato al Teatro in qualità di attore e autore.  Nel 2006 ha fondato con la collaborazione di Federica Vicino "Il Teatro Sociale di Pescara".  

 Autore: Michele Di Mauro
Edizioni SENSOINVERSO
Collana AcquaFragile
Anno 2013
ISBN 9788867930586

 

Terra di libertà. Storie di uomini e donne nell'Abruzzo della seconda guerra mondiale a cura di Maria Rosaria La Morgia e Mario Setta

di Silvia Scorrano

Un libro curato da  Maria Rosaria La Morgia e Mario Setta responsabili dell'associazione "Sentiero della Libertà" e promotori della Marcia internazionale che ogni anno ripercorre la linea Sulmona-Casoli. Un libro che è una raccolta di testimonianze dalle quali emergono il coraggio e il senso di ospitalità del popolo abruzzese anche nei momenti più bui della vita del Paese. Nel 1943, con l'armistizio dell'8 settembre si stabilisce l'immediato rilascio dei prigionieri delle Nazioni Unite. Nei giorni successivi molti fuggirono dai 72 campi di prigionia presenti in Italia, ma per tanti la libertà durò poco; si calcola che dei circa 40 mila che riuscirono a scappare la metà venne ricatturata dai Tedeschi. Molti di quelli che si salvarono lo devono all'aiuto profuso dalle popolazione locali incuranti del rischio. Subito dopo la liberazione di Roma, gli Alleati istituirono la Allied Screening Commision per individuare i casi di assistenza ai prigionieri e quindi procedere a distribuire ricompense e certificati di merito.

L'Abruzzo si trovò fortemente coinvolto nelle vicende della Seconda guerra mondiale in quanto sede di numerosi campi di prigionia tedeschi ed attraversato dalla linea del fronte, la linea Gustav.
Terra di libertà raccoglie oltre venti testimonianze di ex prigionieri, di militari e antifascisti che raccontano l'epopea della solidarietà abruzzese. Le biografie riguardano personaggi di spicco: Carlo Azeglio Ciampi, il filosofo Guido Calogero, scrittori come il sudafricano Usy Krige e l'antropologo Jack Goody, ma anche comuni prigionieri o civili tra cui la  signora Maria di Marzio di Campo di Giove  ferma e risoluta nonostante la minaccia di un fucile puntato addosso.  

«Una popolazione povera, provata da anni di guerra, semplice, ma ricca di profonda umanità, accolse con animo fraterno ogni fuggiasco, italiano o straniero; .... spartì con loro "il pane che non c'era" ; visse quei mesi duri, di retrovia del fronte di guerra con vero spirito di resistenza, la resistenza alla barbarie» sono le parole di Carlo Azeglio Ciampi (p. 4) alle quali aggiungiamo quelle di Guido Calogero (p. 16), «sul senso omerico del sacro diritto dell'ospite, dello "xenos" che ha le cose contro di sé e che deve essere protetto». Michele Del Greco (p. 19), un pastore reo di aver dato ospitalità ad una cinquantina di ex prigionieri in fuga, condannato  a morte, disse al Parroco: «Sa perché mi ritrovo in questa situazione? Perché ho fatto quello che voi mi avete insegnato: dar da mangiare agli affamati».

Testimonianze profonde, come già il titolo lascia intuire: «Terra di libertà, – scrivono i curatori   perché aspirazione e traguardo di ogni protagonista, in un tempo in cui la libertà era perseguitata, martoriata, assassinata. E' stato giustamente detto che perdere la libertà è una cosa terribile, ma perdere il concetto di libertà è ancora peggio». 
La scelta di raccogliere idee e testimonianze di vita di tante persone, famose o sconosciute, italiani o stranieri, che hanno lottato, sofferto e dato la vita per la libertà diventa lo strumento per conservare e tenere alto il concetto di libertà.

Autori: Maria Rosaria La Morgia e Mario Setta
Edizioni Tracce - Fondazione Pescarabruzzo, 2014 
Saggistica - collana Storia e Personaggi 
ISBN 978-88-99101-09-1
Dimensioni cm. 13x21

Dalla terra al fuoco. Viaggio tra sacro e profano a Fara Filiorum Petri Paese delle farchie, Ortona, D'Abruzzo Edizioni Menabò, 2013

di Acque Sacre

Un ricco corredo fotografico curato dagli autori  racconta un’antica tradizione popolare che commemora la festa di Sant'Antonio Abate ed il miracolo del fuoco. Un viaggio emozionale nelle case e nelle vite degli abitanti di Fara Filiorum Petri che sentono questo evento con la stessa atavica e viscerale partecipazione con cui si segue la nascita di una creatura. Ogni contrada realizza con corale partecipazione la propria farchia (enormi fasci di canne che saranno incendiate il giorno di San'Antonio Abate) partecipando ad una vera e propria competizione.

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Silvia Scorrano, Temi di geografia della montagna abruzzese, Ortona, D'Abruzzo Edizioni Menabò, 2016

di Acque Sacre

In Abruzzo oltre i due terzi del territorio è occupato da montagne, un oggetto geografico che per millenni ha plasmato la vita economica e sociale della regione fin quando la bonifica delle aree costiere e le trasformazioni del sistema produttivo portavano all'affermarsi di una marittimità, espressione di una crescita demografica e produttiva che modificava la dualità regionale in termini di aree forti e deboli. La montagna diventava sinonimo di marginalità economica, la forte emorragia migratoria intaccava la struttura urbana innescando un ulteriore processo di regresso delle deboli funzioni urbane; di contro, in alcune località si iniziava ad affermare l’oro bianco della neve con l’apertura dei primi impianti sciistici.

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Massimo Santilli, Identità culturale. Risorsa del territorio Sirentino

di Acque Sacre

Massimo Santilli, autore di numerosi volumi e saggi riguardanti la ricerca demografica ed etnografica, dona al territorio sirentino, in primis, e a tutti gli amanti dell' Abruzzo un libro digitale che si fa leggere con gli occhi per la bellezza delle immagini prima di trascinare il lettore in storie di vita nelle quali la tradizione emerge impreziosita dall'approccio scientifico che solo un esperto della caratura di Massimo Santilli riesce a restituire.

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Articoli Recenti

La Festa di Rita Pasquali

 La festa è quell’arte con la quale, in fondo, cerchiamo di contrapporci alle continue asperità, al quotidiano mal di vivere, alle guerre; insomma al “come potevamo noi cantare, all’arpa d’or perché muta dal salice pendi”. Per questo, in una sola parola, le feste, di ogni tipo, sono tante, sono belle, utili e necessarie, ed è inimmaginabile vivere senza

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Le donne di Scanno. Tratto da Agostinone E., Altipiani d'Abruzzo

Riportimo un brano di Agostinone Emidio, maestro, giornalista fotografo e politico nato a Montesilvano nel 1879 su Le donne di Scanno. Tratto da Agostinone E., Altipiani d'Abruzzo

Nato a Montesilvano il 13 maggio 1879 , maestro di scuola elementare, fu giornalista e deputato per il collegio di Teramo (1919) e dell'Aquila (1921).
Nel 1911, collaborò alla fondazione del periodico milanese "La cultura popolare", organo della Unione italiana dell'educazione popolare, di cui fu condirettore, e collaborò a "La difesa delle lavoratrici", uscito a Milano nel 1912, e a "La Critica sociale".
Si occupò dei problemi della scuola, dell'istruzione e dell'emancipazione delle classi lavoratrici. 
Pubblicazioni: 
Dalla terra d'Abruzzo. Otto lettere al giornale “Lombardia” di Milano, Milano, R.Sandron, 1905; riedito da  Associazione culturale Amici del Libro Abruzzese, Montesilvano, 2000
(con la collaborazione di  Enrico Giuriati), Storia della legislazione scolastica sub-elementare, elementare e normale, Treviso, Zoppelli, 1907
L'agonia di Messina. Cento illustrazioni da fotografie di Emidio Agostinoni, Giacomo Brogi e Mario Corsi, Roma, L'Italia industriale artistica, 1908
Il Fucino, Bergamo, Istituto italiano d'arti grafiche, 1908
Altipiani d'Abruzzo, Bergamo: Istituto italiano d'arti grafiche, 1912

La Fonte

Che ccóse dice l'acque de la fonte?
Mo t'apiense ca ride e mmo ca piagne.
L'ajje sentite 'm mèzz'a la campagne,
sott' a la fratte e ppo' sott'a lu ponte:

La fonte

 

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Bradamante al vento

ATTENZIONE EVENTO RINVIATO AL 5 LUGLIO 2018

Pescara 5 LUGLIO ore 19,15  a Casa D'Amico, in via Sacco 56/58  "Bradamante al vento!" , la festa di apertura dell'Associazione Culturale Bradamante

Teatro Racconto Territori. Un teatro che affonda le radici nella memoria e nel territorio, inteso come moltitudine di persone, paesi, natura e identità culturali. ​Bradamante è vento e terra dei racconti erranti... 
All’interno dell’Associazione gravitano musicisti, attori, ricercatori che collaborano in maniera indipendente o con enti pubblici e privati, figure professionali del mondo del turismo sostenibile, della natura, della cultura.
Un festa aperta a tutti e assolutamente all'insegna della condivisione e della convivialità per darvi un piccolo assaggio delle attività che proponiamo, delle ricerche in corso, delle rassegne e degli spettacoli.

PROGRAMMA

14 giugno 2018- 19:00 apertura festa

ore 19:15  Racconta Storie presenta "Bradamante e Ruggero", l'incontro, l'amore, le gelosie, le battaglie tratte da "L'Orlando Furioso" di Ludovico Ariosto.

A seguire, lettura e condivisione del "Manifesto di un Teatro Errante"

20:00 Cena a buffet tra gli alberi di fico

21:00 "Paesi in forma di rosa", presentazione della rassegna teatrale estiva tra Majella e Morrone

21:30 "Nuova Zita" proiezione del cortometraggio girato su un peschereccio dal filmmaker Antonio Di Biase-

22:00 Massi Di Carlo con un estratto da "Canto alla Rovescia"

A seguire...estrazione a premi! Non poteva mancare una piccola lotteria!
La festa è aperta a tutti e si terrà a Casa D'Amico, in via Sacco 56/58 nel popolare quartiere di Villa del Fuoco, meglio conosciuto come Rancitelli, a Pescara. La famiglia D'Amico ci ospiterà nel suo giardino, tra gli alberi di fico e, almeno per questa sera, le galline della signora Pina rimarranno sveglie a festeggiare con noi. Una casa che, dal 2012, ospita le prove dei nostri spettacoli, interrotte solo dal cantare dei galli e dalla proverbiale generosità di Pina e del signor Francesco per la pausa caffè...
Non occorre prenotare, l'ingresso è libero. Chi vorrà potrà contribuire, durante la serata, con un'offerta libera a sostegno delle attività dell'Associazione.

Parcheggio
se deciderete di venire in auto o in moto, potrete utilizzare il parcheggio della chiesa dei Santi Angeli Custodi, al quale si accede da Via Sacco e poi raggiungerci a piedi, è vicinissimo. Se verrete a piedi o in bici, potete entrare direttamente, troverete il cancello aperto, come sempre.Vi aspettiamo con tanta accoglienza!

VIVA IL TEATRO! VIVA BRADAMANTE!

A dialogo nel Parco, sabato 24 marzo

Il Parco Nazionale della Majella, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Umane dell’Università dell’Aquila promuove sabato 24 marzo 2018 un incontro pubblico, finalizzato a illustrare tutti i dettagli del Progetto sulla convivenza uomo-orso e sulla conservazione dell’orso bruno marsicano. 
“A dialogo nel Parco” costituisce  un'interessante  proposta di comunicazione e partecipazione per la gestione condivisa del territorio. 

La Befana

La mia è vecchina strana,
è ghiotta di spaghetti alla "matriciana"...
ogni anno dalla sua Luna si allontana...

La sua scopa di saggina afferra
e viene sulla nostra terra
a portare la Pace e non la Guerra.

Nel suo sacco non pistole, nè pugnali,
anche se di plastica e "armatoriali"
e sparano colpi artificiali...

A noi adulti manda un messaggio:
"Riuniamoci in assemblea e con coraggio
invitiamo le grandi industrie che i nostri bambini hanno in ostaggio

a fabbricare solo bambole, trenini, palloni,
cucinine, biliardini e costruzioni...
giocattoli che aprono la fantasia a sane emozioni!