L'Uomo-Carbone di Michele Di Mauro
- di Silvia Scorrano
«Noi potevamo lavorare la terra del paese o magari anche emigrare, ma a Roma, in cerca di un lavoro più dignitoso e lei (la madre) sarebbe potuta venire con noi... Non volevo vivere come un topo in gabbia. Per me non "era necessario" andare a scavare il carbone in Belgio. Ma perché la mamma non lo capiva? Perché ci chiedeva un tale sacrificio? E' il silenzioso moto di ribellione di Sandro.
Sono loro Sandro e Antonio, due fratelli, che danno un volto e un'anima agli Abruzzesi che nel dopoguerra lasciano l'Italia per lavorare nelle miniere del Belgio. Due fratelli ciascuno con le proprie aspirazioni. Sandro, sognatore, amante dei libri, il ribelle tra i due, al funerale del padre, morto in miniera, interrompe il discorso di commiato del Sindaco e urla: «L'accordo Uomo-Carbone è un patto di sangue, firmato dal Governo Italiano e da quello Belga». L'Italia, infatti, si era impegnata a trasferire uomini in Belgio che come contropartita garantiva all'Italia due tonnellate e mezzo di prodotto per ogni minatore. «Non c'è lavoro e questa è una grande occasione che lo Stato fornisce ai suoi cittadini ... noi abbiamo bocche da sfamare. Noi abbiamo le braccia e loro hanno il carbone».
Una storia dai risvolti neorealistici, le visite mediche, il lungo viaggio verso il Belgio «Un vecchio treno con i sedili in legno ingurgitò un migliaio di persone, tra minatori e famigliari. In alcuni vagoni non c'erano nemmeno i sedili e la gente si accatastava a terra ... sembrava di viaggiare su dei carri bestiame». Le porte del treno sbarrate per evitare che qualcuno scenda in Svizzera... la paura di essere scartati nell'ultima visita medica, la disinfestazione: «tutti nudi, scavati, bianchi. Ci diedero un pezzo di sapone grezzo e ci spruzzarono con delle pompe». Gli alloggi fatiscenti, gli hangar, la difficoltà a trovare un'abitazione in affitto, la diffidenza verso i lavoratori immigrati. «Sulle porte scrivono ni animaux, ni étranger». Il contratto di lavoro... il divieto di recesso prima di aver compiuto un anno di lavoro, come pena la prigione. Le storie si intrecciano, i ricordi devastanti della guerra, la Brigata Maiella, le speranze e gli ideali del partigiano Silvio svaniti nella dura realtà del Petit Chateau.
«E' come avere un laccio stretto attorno al collo. E' una trappola. E tu ci sei dentro. Non puoi scappare... e poi ti accorgi perfino che, se aprissero la gabbia, non scapperesti, Non vuoi scappare»... l'esplosione dell'8 agosto del 1956 nel Bois du Cazier a Marcinelle, con 262 minatori deceduti, di cui 60 abruzzesi pose fine a tanti sogni.
Nel 2014 L'Uomo-Carbone è stato vincitore del premio "Cesare Pavese" .
Michele di Mauro, autore del libro, nasce a Lesina nel 1973. Laureato in Medicina e Chirurgia, dagli anni '90 si è dedicato al Teatro in qualità di attore e autore. Nel 2006 ha fondato con la collaborazione di Federica Vicino "Il Teatro Sociale di Pescara".
Autore: Michele Di Mauro
Edizioni SENSOINVERSO
Collana AcquaFragile
Anno 2013
ISBN 9788867930586