Il culto delle acque sacre: Grotta Sant'Angelo di Palombaro

di Acque Sacre

Nel territorio dell’antico feudo d’Ugni, percorrendo un antico braccio tratturale è possibile raggiungere la bellisima grotta di sant'Angelo. Essa è costituita da un ampio riparo sottoroccia nel quale erano praticati antichi rituali idrici. Già luogo di culto delle divinità dei Carricini, con la conquista dei Romani venne dedicato alla dea Bona. La dea era invocata dalle donne in età fertile che vi giungevano in processione per bagnarsi il petto con le acque raccolte nelle cisterne ricavate nel riparo o scavate in prossimità di esso. Le prime due vasche, di forma semicircolare e rettangolare, comunicanti tramite un foro, si trovano sul lato destro dell’ingresso. All’interno, in uno zoccolo roccioso, ne è stata ricavata una terza di forma ellissoidale; un’altra, usata per raccogliere le acque di scolo delle pareti, era stata scavata ai piedi di un masso obliquo. All’esterno, su uno sperone roccioso di fronte al riparo era stata ottenuta una quinta vasca, di forma pseudo-rettangolare, utile per raccogliere l’acqua piovana. Con la cristianizzazione del territorio il culto della dea Bona venne sostituito con quello di Sant’Agata.

La prima notizia storica sull’eremo è contenuta in una bolla di Onorio III del 1221. In proposito della denominazione della chiesetta presente nel riparo si racconta che la popolazione avendo difficoltà a pronunciare il nome Agata lo sostituì con Angelo. Ma il cambio di denominazione potrebbe essere stato un errore di trascrizione o ancora vi potrebbe essere stata l’effettiva sostituzione del culto di Sant’Agata con quello di San Michele alla ripresa della transumanza avvenuta tra il 1447-1448. Alcuni ipotizzano che il passaggio di patronato sia avvenuto già nel 1326 . Si narra che fino al primo trentennio del Novecento nell’Eremo vi fosse un altare e due statue di santi. 

Foto:Antonio Corrado

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