La sacralità delle acque

di Silvia Scorrano

Il processo di sacralizzazione delle acque, frutto della mancata comprensione dei fenomeni idrogeologici e, al contempo, dell’essenzialità dell’acqua per la vita attesta l’esistenza di una spiritualità legata alla natura animata, tipica del paganesimo ma perpetuatasi anche nel credo cristiano. In Abruzzo, il culto delle acque ha trovato alcune condizioni particolarmente idonee ad una sua diffusione.

La stessa conformazione litologica del rilievo, costituito essenzialmente da calcari estremamente fratturati, comporta una scarsa, se non assente, idrografia superficiale compensata da un’abbondante circolazione ipogea dalla quale si originano numerose risorgenze ritenute sacre anche perchè preziose per la vita degli uomini e degli animali.


In aggiunta, l’effettiva presenza di acque minerali terapeutiche, alcune ancora oggi utilizzate negli stabilimenti termali di Caramanico Terme, Popoli e Canistro, ha sostenuto nel tempo quel complesso di credenze che pongono l’acqua al centro di riti medicamentosi.

Ma, l’attribuzione del potere taumaturgico richiede l’intercessione del soprannaturale e sotto questo aspetto bisogna ricordare la forte spiritualità che ha contraddistinto il territorio abruzzese alla quale hanno contribuito la vicinanza a Roma e la posizione di transito della regione tra il nord e il sud della penisola, tanto che il processo d’evangelizzazione sarebbe avvenuto, secondo la tradizione locale, già in epoca apostolica. 

Inoltre, la particolare morfologia del territorio, con oltre 70% della superficie classificata come montana e una cospicua presenza di grotte e di ripari sottoroccia, ha favorito la presenza di religiosi dediti alla vita ascetica e contemplativa, mentre nei fondovalle sorgevano importanti centri monastici con proprietà estese fino ai pascoli di alta montagna in un rapporto di mutua assistenza, materiale e spirituale, tra gli insediamenti degli eremiti ed i pastori. 


I suddetti fattori hanno contribuito a diffondere un culto praticato sin dalla preistoria che ha le sue testimonianze nei depositi votivi presenti nei luoghi della sacralità pagana e cristiana e nelle ritualità cultuali ancora oggi professate.

 

Altre testimonianze legate al culto delle acque sono date  fornita dagli scritti di quanti si sono occupati di tradizioni popolari – tra cui spiccano le ricerche condotte da Gennaro Finamore (medico e demologo) ma anche dal De Nino e dal Pansa, per citare solo alcuni nomi – e dalle numerose pubblicazioni che a vario titolo hanno trattato l’Abruzzo: il De architectura di Vitruvio, i diari di viaggio di Serafino Razzi, di Michele Tenore e di Francesco Gregorovius, senza tralasciare le numerose descrittione delle Province regnicole.