LA FESTA DEI BANDERESI IN ONORE DI SANT'URBANO I - BUCCHIANICO

di Salvatore A., Spadaccini S.

A sentire le testimonianze popolari e gli scritti storici, la festa dei Banderesi in onore di Sant’Urbano I, papa e martire, ha origine da una contesa territoriale tra Chieti e Bucchianico, vinta da quest’ultima nel lontano Trecento dopo che S. Urbano suggerì in sogno al Sergentiere come opporsi all’esercito nemico. Più che la vittoria, dai fatti leggendari traspare la strategia adottata dal Sergentiere che consisteva nel far correre i suoi uomini, ornati di pennacchi di piume colorate, sui merli della cinta muraria di Bucchianico per dare l’impressione all’esercito nemico di essere più numerosi. Da questo fatto si dice abbia origine la Ciammaichella. La semplicità del racconto leggendario mette in risalto l’intervento prodigioso del Santo patrono e il coinvolgimento della popolazione; non si trattava, infatti, di un corpo militare speciale, ma di semplici cittadini abili a difendere il proprio territorio. 

 

Una lapide rinvenuta in uno scantinato attesta la celebrazione di tale festa già nel 1280. I protagonisti principali sono il Sergentiere e il Banderese: il Sergentiere è la massima autorità della festa a carica ereditaria che spetta alla famiglia Tatasciore-Papè di Bucchianico. Il nome significa comandante e secondo la tradizione è il discendente del comandante che difese Bucchianico con l’intercessione di S. Urbano; il Banderese, il cui nome significa “cavaliere che conduce i vassalli con la propria bandiera”, viene eletto pubblicamente la prima domenica di giugno alla presenza del Sindaco e del Parroco. Il Banderese ha il grande onore di organizzare la festa e coordinare i capicontrada con l’aiuto della famiglia, dei parenti sino al 7° grado e degli amici.


Il momento più spettacolare della rievocazione si svolge la domenica prima del 23 maggio, quando un corteo di carri e canestri di fiori di carta sfila lungo le strade del paese in ricordo delle “Some” di S. Urbano, cioè le masserizie e i beni che permettevano lo svolgersi della festa. L’evidenza pubblica delle “Some” con la processione assume tuttora i segni di un pellegrinaggio di ringraziamento al Santo. In origine, i fedeli esibivano i beni alimentari e fondamentali per l’organizzazione della festa, pertanto le scenografie e le decorazioni erano di mero supporto. I beni alimentari come pane, dolci, “cancellate”, uova e vino erano la vera essenza della festa dei Banderesi più delle decorazioni floreali che, sembra, si siano sviluppate e affinate nell’immediato dopoguerra.

Oggi il rito è noto proprio per le decorazioni e per la ricchezza scenografica dei fiori di carta, sia dei carri che dei canestri; l’allestimento dei canestri e dei carri diventa la più imponente occasione artistica che la società bucchianichese conosce mentre del cibo, in quest’epoca di abbondanza, è rimasto solo il significato simbolico. Dopo la cerimonia di ringraziamento per l’abbondanza dei prodotti tenuta nella chiesa di S. Urbano, il cammino riprende per terminare in piazza con la pittoresca “Ciammaichella”: il corteo si sposta a zig-zag e la piazza si riempie dei canestri multicolori che sembrano gravitare in aria creando un effetto mozzafiato.


Le giornate del 24 e 25 maggio sono caratterizzate da un connubio tra sacro e profano. Alle ore 19:00 del 24 viene aperta la Porta Santa e alle 21:00 gli uomini del corteo si recano in piazza dove, disponendosi in cerchio, eseguono il gioco del Tizzo e con simpatica abilità gareggiano in corsa. Nella giornata del 25, invece, i banderesi indossano il costume tradizionale con le fasce rosse ed azzurre ed il pennacchio di piume colorate confezionate artigianalmente secondo un’antica tecnica di annodamento e cucitura. Partecipano ai nove giri per le vie del centro antico e ad altre cerimonie che si concludono con un grande banchetto dentro la sala del municipio. I cerimoniali ricordano un rituale medievale di investitura a cavaliere riservato al Banderese, il quale, come gli antichi cavalieri, riceve prima le bandiere comunali poi gli emblemi tipici del ruolo come l’anello di fedeltà e il cavallo.
È un giorno di intensa vivacità, la gente si assiepa in piazza, segue con emozione le cerimonie accompagnate dal rullio dei tamburi e melodie popolari. Dovunque l’allegria trascina lo spettatore in un’atmosfera d’altri tempi, accompagnata da un salutare bicchiere di vino ed una dolce e gustosa “cancellata”.

 

 

Foto: Gentile concessione archivio della Pro Loco San Camillo de Lellis, Bucchianico

Bibliografia
G. D. Di Menna, La Festa dei Banderesi, Penne, 2008.