PIETRO DA MORRONE-CELESTINO V E LA SACRALITA' DEL MONTE MORRONE

di Mario Setta

Nel 1246 fra’ Pietro da Morrone, con alcuni monaci, si era stabilito all’eremo sul Morrone. Si chiamava Pietro Angelerio, nato nel Molise ed entrato nell’Ordine di San Benedetto. Aveva lasciato il monastero per farsi eremita: per tre anni vive sul monte Palleno (Porrara). Poi si reca a Roma per studiare e nel 1239 viene ordinato sacerdote. Il 21 marzo 1274, recandosi a Lione dove papa Gregorio X era arrivato per il Concilio Ecumenico, ottiene la Bolla di confermazione dell’Ordine dei monaci morronesi di Santo Spirito. Al ritorno, nel luglio 1274, a L’Aquila, fa costruire un Santuario dedicato alla Madonna (Santa Maria di Collemaggio), consacrato il 25 agosto 1288. Nel 1292 alla morte del papa Niccolò IV, al conclave riunito a Perugia le due fazioni contrapposte dei cardinali (Orsini e Colonna), non riescono ad eleggere il nuovo papa. Vi si reca il re di Napoli Carlo II d’Angiò con suo figlio Carlo Martello per metterli d’accordo. Ma non ottiene nulla. Lasciando Perugia, Carlo II e il figlio Carlo Martello vengono a Sulmona. Il 6 aprile 1294 salgono a S. Onofrio e incontrano fra’ Pietro, suggerendogli di scrivere una lettera ai cardinali riuniti in conclave. La lettera fa effetto e il 5 luglio 1294 Pietro da Morrone viene eletto papa, all’età di 79 anni.

L’11 luglio i delegati si avviano verso Sulmona. Anche Carlo II col figlio si dirige verso Badia di Sulmona, ma stanco per il lungo viaggio, lascia che all’eremo salga suo figlio Carlo Martello insieme ai legati. Giunti all’eremo nella tarda mattinata, l’arcivescovo di Lione, Bernard De Gout, si inginocchia davanti a fra’ Pietro e gli consegna il decreto di nomina. Pietro si ritira in preghiera e in lacrime. Poi, dichiara di accettare la nomina. Il 25 luglio il corteo parte per L’Aquila: Pietro su un asino e ai fianchi Carlo d’Angiò e Carlo Martello. Arriva a L’Aquila il 27 luglio, dove rimane per la consacrazione episcopale e per l’incoronazione papale che avviene domenica 29 agosto 1294 alla presenza di tutti i cardinali. Prende il nome di Celestino, forse per ricordare Celestino III che aveva approvato l’Ordine di Gioacchino da Fiore.
D’altronde era evidente e noto a tutti l’interesse e il rapporto che fra’ Pietro aveva stabilito con la teoria di GIOACCHINO DA FIORE (1130-1202), secondo cui l’età dello Spirito Santo, dopo quella del Padre e del Figlio, era imminente, e avrebbe apportato il predominio della libertà, della grazia, della Pace, dello spirito di povertà e l’avvento del “PAPA ANGELICO, il successore di Pietro che si eleverà in sublimi altezze”, al quale “sarà data piena libertà per rinnovare la religione cristiana e per predicare il Verbo di Dio… la gente non sguainerà la spada contro i propri simili e nessuno si addestrerà alla battaglia”.
Ma dopo pochi mesi, esattamente dopo 107 giorni, il 13 DICEMBRE 1294 si dimette.
Il 19 maggio 1296 muore, prigioniero, al castello di Fumone (Frosinone)