La partenza tratto da Canti del Mandriano Abruzzese di Francesco Bruni, 1855
- di Acque Sacre
Fonti petrosi,
A cui perenni l’acque dà Iddio;
Cigliali erbosi
Di mie montagne, addio, addio.
Più co'suoi fochi
Voi non rallegra il mandriano;
Cerca altri lochi.
Va de la Puglia su l’ermo piano.
Fiumi e ruscelli.
Pria ch'ei vi giunga, dovrà varcare
Ben cento, e snelli
Ne vedrà cento correre al mare.
Quanti paesi
Incontrerassi per lasciar tosto
A Lui cortesi
D'ogni dovizia che reca Agosto!
Poi, quando giunto
Fia della Puglia su l'ermo piano.
Sarà consunto
Ogni ristoro pel mandriano.
Non più la chiara
Acqua, che sgorga dal natio fonte;
Non più la cara
Ombra onde ha copia ne' seni il monte.
Non più de'mille
Frutti, che il campo manda alla mensa
De le sue ville;
Non quel che l'orto tesor dispensa.
Non più i capelli,
No' i seni in cento fogge distinti,
Non più i guarnelli
Che in viva robbia sue donne han tinti.
Indefinito
È il pian sul quale sol l'erba germina,
E 'l novo sito
L’erba a le tende sol vi determina.
Beata greggia,
Che il dolce nome di patria ignori!
Ma, dove ombreggia,
Te ne la Puglia forse ristori?
L’acque argentate
De le abruzzesi terre là bevi?
De le accasate
Valli abruzzesi l'eco ricevi?
Di mandriane
Zampogne i soli tetri concenti,
Del fido cane
Raro il latrato solo là senti
Misto a l'arguto
Suon di commosse campane, e a i miti
Be’ del lanuto
Popol, che stretto sta ne gli assiti.
De’ versi tanti,
Onde si sfoga tra noi l’amore,
Taccion là i canti;
Non v’ è cui drizzi versi il pastore.
Dalla stessa raccolta
Stando sulla montagna