La vita di Sant'Agata

di Silvia Scorrano

Con il busto reliquiario di Sant'Agata apriamo l'articolo sulla vita della Santa catanese. Il busto, conservato nella cattedrale di Catania,  è stato realizzato in argento nel 1376. Opera dell'artista Giovanni di Bartolo, adornato da oltre 300 gioielli ed ex voto, tra cui la corona donata da Riccardo Cuor di Leone, contiene al proprio interno  il teschio e la cassa toracica della giovane martire.  

Sant'Agata nacque a Catania  nei primi decenni del III secolo da una ricca e nobile famiglia cristiana. Si narra che verso i quindici anni la giovane decise di consacrarsi a Dio. Accolta la sua richiesta, fu celebrata la velatio durante la quale il vescovo di Catania le impose il flammeum, il velo rosso che contraddistingueva le vergini consacrate. Non si hanno notizie concordanti su come il proconsole di Catania, Quinziano, sia venuto a conoscenza della giovane; certo è che ne rimase molto colpito tanto da decidere di conquistarla. Descritto come un uomo perfido e lussurioso, disposto alle azioni più malvagie pur di raggiungere i propri propositi accusò Sant'Agata di vilipendio della religione di Stato e la fece condurre al Palazzo Pretorio.

  

Tra lusinghe e minacce, cercò di piegare la ragazza al suo volere. Sconfitto, la affidò ad Afrodisia , una cortigiana dai facili costumi, per un programma di rieducazione che durò trentatré giorni. Nell'abitazione della donna Agata fu esposta invano a ogni sorta di tentazione; finché, ritenendosi ormai impotente di fronte alla determinazione della giovane vergine, Afrodisia la ricondusse da Quinziano con l’avvertimento che sarebbe stato più semplice far fondere il ferro che piegare la volontà della Santa. Ebbe inizio il processo. Incurante delle nobili origini, la giovane si presentò vestita da schiava seconda l’uso delle ancelle di Cristo. Non si lasciò intimorire dalle minacce, né rinunciò al suo credo per aderire alla religione di stato preferì andare incontro al martirio durante il quale Quinziano, in un moto di rabbia, ordinò che le venissero strappati i seni.

Disse allora Agata: «crudele tiranno, come non ti sei vergognato di far tagliare dal petto di una donna quelle cose dalle quali ricevesti il latte, e ne fosti nutrito? Ma io non me ne curo; perciocché ho due mammelle che consacrai a Dio nella mia puerizia, e tu non me le potrai togliere. E queste mammelle la beata Agata intendeva fossero l’intelletto, il quale ella sempre desiderava di avere ordinato alla volontà, con la quale ella eleggevasi sempre in bene» (1) .

 

Ricondotta in carcere, nella notte le apparve San Pietro, in compagnia di un angelo, che le sanò le ferite. Fu portata di nuovo davanti al Proconsole che, stupito dalla guarigione della giovane e ritenendosi ormai sconfitto nel suo intento, ne ordinò la morte. Agata fu posta su un letto di carboni ardenti con lamine e punte arroventate. Mentre il corpo era consumato dalle fiamme, accaddeva il primo miracolo: il velo rosso, simbolo della consacrazione a Dio, non prendeva fuoco. Nel frattempo, un violento terremoto colpiva Catania distruggendo parte del palazzo. L’evento, interpretato come una punizione divina, suscitò una sommossa nella quale venne reclamata a gran voce l’immediata liberazione della Santa. Intimorito, Quinziano fece riportare in carcere la giovane vergine ormai morente che, inginocchiatasi, chiese di essere ricevuta nella gloria del Paradiso, poco dopo morì.

Si narra che un anno esatto dalla sua morte vi fu una violenta eruzione; memore del miracolo del velo, il popolo corse al sepolcro a prendere il flammeum e con esso andò incontro alla lava riuscendo ad arrestarne la discesa. Più volte nel corso dei secoli si fece ricorso al Velo di Sant’Agata, custodito in uno scrigno d’argento conservato nella Cattedrale di Catania. 

Il fuoco, le eruzioni dell’Etna e l’asportazione del seno fanno invocare Sant'Agata a protezione dagli incendi, dalle eruzioni vulcaniche e dalle malattie del seno.

 (1) La citazione è tratta dal Leggendario delle Sante Vergini e Martiri le quali morirono per sostenere la fede di N.S. Gesù Cristo, Bassano, s.d., 1848, p. 29.

Foto: Rocco Campocci e Floriana Rao

 

Per Sant'Agata negli scritti di Antonio De Nino clicca sotto 

http://www.acquesacre.it/index.php/it/tradizioni-sentieri/182-aspettando-sant-agata