Un pomeriggio a spasso per Palombaro
- di Sissi Ardesia
In un pomeriggio d'estate decidiamo di abbandonare la costa per andare alla scoperta della Grotta di Sant'Angelo a Palombaro. Le foto che la ritraggono sono stupende, un ampio antro con dentro i ruderi di una chiesetta. Ma è anche un luogo ricco di tradizioni.
Prima di andare a cercare la Grotta, facciamo due passi per il paese. Non conosco Palombaro, non ho voluto documentarmi, voglio la sorpresa. Andare alla scoperta dei luoghi, lasciarmi incantare da essi senza saper nulla è la cosa che più adoro, sarà un'attrazione del tutto personale verso l'ingnoto.
Siamo a cavallo del Ferragosto, il paese ci accoglie con aria di festa, ogni angolo ha una sua attrazione, le bancarelle, le esposizioni di artigiani e pittori compensano la semplicità del centro storico. Nei secoli il paese è stato più volte colpito da frane, la crisi dell'economia montana, l'intenso fenomeno migratorio sono tutti temi che tiro in ballo per farmi proteggere Palombaro da chi la guarda con un occhio troppo severo e quasi rimpiange di aver lasciato il mare.
Sulle abitazioni si leggono ancora le scritte che inneggiano alla patria e la lavoro....
Una mostra fotografica richiama la nostra attenzione, sono foto del secolo scorso alcune datate 1960, altre 1920. In una foto, una coppia sorregge un bimbo su di una sorta di lupo, dietro un uomo con una lunga barba; mi ricorda molte storie di lupi e bimbi rapiti; ad Assergi, nell'Aquilano, si racconta che San Franco l'eremita avesse restituito un bimbo rapito dal lupo, a Villalago e a Pretoro era stato l'intervento di San Domenico a far restituire il cucciolo di uomo.
Chiediamo ad un anziano del luogo, ci racconta che ogni anno si fa una rappresentazione del Lu lupe e di san Domenico... più avanti incontriamo due lupi imbalzamati, i miei ricordi vanno a Le storie dei lupi di Paolo Sanelli.
Vaghiamo ancora per il paese, dal Belvedere si gode una vista stupenda, in lontananza si arriva a scorgere il nastro blu del mare... La Sentinella della Maiella, così viene definita Palombaro per la sua posizione dominante, sulla sommità di una dorsale collinare dalla quale si controlla il fondovalle fluviale e i percorsi tratturali.
Ci troviamo nel territorio della tribù dei Carricini, il popolo delle rocce, romanizzato a partire dal IV secolo a. C.. Dopo la caduta dell’Impero Romano, non si hanno più notizie del territorio di Palombaro: Ugni viene menzionata per la prima volta nel IX secolo d.C., Palumbarium tra la fine del X e l’inizio dell’XI secolo. La nascita del paese si rapporta con la fondazione della chiesa di Sant’Angelum in Palumbara, cella del monastero di Santa Sofia di Benevento. La chiesa sorgeva sul sito dell’attuale cimitero.
Vaghiamo ancora liberi per il paese, non abbiamo una meta, ogni tanto si scorge un palazzo di antico splendore, non sono una brava fotografa, la via è angusta ma voglio cogliere i segni di una vetusta ricchezza. Non posso evitare di inserire la foto del Palazzo Menna, mi vogliano perdonare gli esperti fotografi!
Mi guardo attorno, siamo in Piazza Plebiscito, Palazzo Menna mi ricorda i secoli d'oro della pastorizia transumante, mi vengono in mente le parole lette in un libro «L’organizzazione dell’allevamento transumante nella tipologia della grande industria di stato fu determinante nel disegnare il paesaggio urbano abruzzese-molisano consentendo, inoltre, l’esistenza stessa di centri localizzati a circa 1300 m s.l.m e favorendo lo sviluppo di quelli localizzati in prossimità delle vie della transumanza. Ed è sempre alla entrate economiche della transumanza che si deve il ricco patrimonio architettonico dei centri appenninici» nei quali si è andata consolidando una potente oligarchia armentaria "che non trascurò di magnificare i propri fasti, come ogni buona borghesia che si rispetti, nell’ostentata monumentalità dell’edilizia civile ed ecclesiastica"..... Quest'ultima citazione la devo a Costantino Felice, mi era rimasta impressa quando avevo letto "Il Sud tra mercati e contesto. Abruzzo e Molise dal Medioevo all’Unità".
Stiamo quasi per uscire dal cuore del paese, al margine della strada, è stato ricavato in un angolo il Monumento ai Minatori, Palombaro ha dato il suo triste contributo. Sono gli stessi minatori che hanno voluto raccogliere la loro storia: 250 foto, vestiario, attrezzi, materiale minerario, carbone e pietre, provenienti da diverse miniere, costituiscono un Museo all’interno dei locali della ex chiesa di San Rocco.
La nostra passeggiata è stata lunga, non riusciamo più ad arrivare alla grotta, si è fatto tardi, dovremmo cammimare un paio d'ore lungo un sentiero di montagna. Decidiamo di lasciare il paese con l'intenzione di tornarci per visitare le chiese e la Grotta di Sant'Angelo...ci rimettamo in macchina e salutiamo la Sentilella della Maiella... alla prossima visita!
Bibliografia
Costantino Felice, Il Sud tra mercati e contesto. Abruzzo e Molise dal Medioevo all’Unità, Milano, F.Angeli, 1996
Silvia Scorrano, Le acque sacre in Abruzzo. Dal culto allo sviluppo territoriale, D’Abruzzo Libri Edizioni Menabò, 2012.
Video: gentile concessione Sangro Aventino
Per alcune notizie sulla Grotta:
Il culto delle acque sacre: Grotta Sant'Angelo di Palombaro
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