Il culto delle acque sacre: la fontana di Sant'Agata a Torricella Peligna
- di Acque Sacre
La fontana di Sant'Agata o Fontana delle Sese (seno) si trova lungo la strada comunale per Roccascalegna, in contrada Colle Zingaro, in prossimità di un'area giochi per bambini. L’acqua, un tempo ritenuta sacra in quanto le si riconosceva un potere galattogeno, sgorga da una cannula e si raccoglie in una vasca rettangolare con il lato corto addossato a un basso muro. In una piccola nicchia è contenuta una statuina della Santa. Un luogo semplice, ma tanto amato nel passato, quando si era soliti recarsi alla fonte per chiedere la grazia nel rispetto di un rituale ormai quasi completamente dimenticato.
Nell'ultimo ventennio dell’Ottocento, le puerpere di Roccascalegna, secondo quando riportato da Gennaro Finamore, per riavere il latte andavano a bere l’acqua della fontana di Sant'Agata:
[…] dove fu già una chiesetta rurale dedicata alla Santa. Per via, o lì presso, deve dare a qualche povero un pane o un soldo. Giunta alla fonte, deve mettere nell'acqua dei chicchi di nove specie di legumi e una monetina. Nel tornare indietro deve battere una via diversa da quella fatta nell'andare, e arrivata nel paese prima di rientrare in casa, deve accattare un po’ di farina in nove case diverse; farne lasagne, e queste, senza condimento di sorta, far mangiare ai poveri o anche ad altre persone, che passassero davanti all'uscio di casa sua, riserbando per sé il solo brodo(1).
La devozione per la Santa catanese era ancora viva negli anni sessanta del secolo successivo come si desume dalle parole del Paoletti:
qui vengono le donne che non hanno latte, perché questa è la fontana di S. Agata che è “padrona” del latte. Prendono l’acqua e la portano a casa per bere e per fare lavaggi al petto e il latte subito ritorna. Però nel tornare devono fare una strada diversa da quella che hanno fatto quando sono venute e non devono fermarsi con nessuno. Una volta bisognava pure che mettessero nella fontana dei fagioli o dei ceci quando prendevano l’acqua, ma ora non è più “necessario” (2) .
Giancristofaro, alla fine degli anni Settanta, riporta una testimonianza rilasciata da una donna di Villa Santa Maria:
Per far ritornare il latte la puerpera deve cercare a sette donne del vicinato la farina con la quale deve fare la pasta (le sagne) senza sale e senza olio; quindi deve invitare a mangiare tutte quelle persone che le hanno dato la farina, riservandosene una parte; poi deve andare a Sant’Agata, pregarla strisciando sulle ginocchia (a strascinune li ginocchie), prendere dalla fonte un po’ d’acqua e ammassarci la farina restante per farne le sagne da mangiare: il latte ritornerà. La preghiera da fare alla santa è: «Sant’Agata benedette, famme riverii’ lu latte pe’ stu citele (bambino) me e je puzz’avanzà che le pozza da a tutte lu vicinate» (3).
Ancora oggi a Roccascalegna rimane il ricordo di quando si andava a piedi a prendere l’acqua di Sant'Agata per far ritornare il latte alle vacche. L’acqua era usata per impastare le “sagne” che venivano fatte mangiare a cinque-sei persone del vicinato e, come ci racconta una donna del luogo, “il latte tornava per davvero”.
(1) Finamore G., Tradizioni popolari abruzzesi, Adelmo Polla Editore, pp. 165-166
(2) Paoletti I., Documenti e tradizioni di medicina popolare in Abruzzo (2ª parte), «Rivista Abruzzese», Lanciano, 1963, n. 4, p. 7.
(3) Giancristofaro E., Totemájje. Viaggio nella cultura popolare abruzzese, Lanciano, Rocco Carabba Editore, 1978, p.186.
Approfondimenti:
Vita di Sant'Agata:
http://www.acquesacre.it/index.php/it/tradizioni-sentieri/184-la-vita-di-sant-agata
Sant'Agata a Civitaluparella:
Sant'Agata negli scritti di Antonio De Nino:
http://www.acquesacre.it/index.php/it/tradizioni-sentieri/182-aspettando-sant-agata
Altre tradizioni di Torricella Peligna: