Non si lavora nel giorno della festa di Sant'Anna!

di Acque Sacre

Lavorare nel giorno di Sant'Agata era stato fatale per la nostra contadina di Città Sant'Angelo, si veda in proposito La Leggenda di Sant\'Agata o della Piomba, una sorte analoga toccò anche ad un trebbiatore di Raiano reo di aver lavorato nel giorno dedicato a Sant'Anna.

II.LA FESTA DI SANT'ANNA.

La festa di Sant'Anna è una delle feste principali. Chi lavora nella festa di Sant' Anna, se ne pentirà. Lo sa quel povero contadino di Raiano, che volle trebbiare il suo grano nella festa di Sant'Anna! Trebbiava il grano allegramente, e gridava ai cavalli: Zah! zah! zah! quah! quacquaràh ! S' incontrò a passare un altro contadino, e gli disse: — Guai a te! guai a te! Oggi è Sant' Anna, e lavori  — Il trebbiatore crollò le spalle, e rispose : — E che mi devo partorire io? — Allora l' aia si sprofondò e ingoiò il padrone, i cavalli e il grano! E in quel luogo nacque un laghetto che si chiamò la Quaglia, perchè, nel giorno della festa di Sant'Anna, chi va alla sponda del laghetto e si mette a sentire, sentirà ripetere la voce del padrone dell'aia: Quah ! quacquaràh ! che somiglia alla voce della quaglia. Ma chi vuole sentire questa voce, dev' essere senza peccato mortale.

 Madre della Vergine, titolare di svariati patronati, invocata nei parti difficili,  Antonio De Nino riporta altri due brevi racconti sulla vita di Sant'Anna:  

I. 
SANT' ANNA MADRE DELLA MADONNA.  


Ecche, Sant' Anne a 'n' urtecelle Steve
 Piene de doglie e de malanconie. 
Se volta al ciele e ce vidde n' ancelle
 Che sopr' a r' arbre ce ficea ru nide;
 Se volta e dice: — Ah, Segnore, Segnore!
So' li aucelli, e pure fanne famiglie:
I' che so' donna non la pozzo fare?
— Calò r' Angele da ni ciele e dicette:
 — Zitte, Sant'Anne, ne nte dubetare;
Tu farraji 'na Fijola tanta care, 
Reggina de rru ciele s' ha da chiamare;
 E po' farrà' 'nu Fije tante belle, 
Patrone de rrn ciele e de Ila terre. — 
Gisù, Marije, Sant' Anne!
Quanne i' dorme me guardete; 
'Cciò 'l nimmiche nne me 'nganne: 
Gisù, Marije, Sant' Anne!

Ecco, Sant'Anna a un orticello stava  
Piena di doglie e di melanconie. 
Si volta al cielo e ci vide un uccello
Che sopra all'albero ci faceva il nido; 
Si volta e dice: — Ah, Signore, Signore! 
Sono gli uccelli, eppure fanne famiglia:
 Io che son donna non la posso fare? — 
 Calò l'Angelo dal cielo e disse: 
— Zitta. Sant'Anna, non ti dubitare; 
Tu farai una Figliuola tanto cara,
Regina del cielo si ha da chiamare; 
E poi farai un Figlio tanto bello, 
Padrone del cielo e della terra.
— Gesù, Maria, Sant'Anna! 
Quando io dormo guardatemi ; 
Acciò il nemico non m' inganni:
Gesù, Maria, Sant' Anna !

 

Anche Sant'Anna mandò la figlia a scuola, fino al giorno in cui la maestra la mise in punizione: 

 III. 
LA MADONNA ALLA SCUOLA. 


Sant'Anna mandava la figlia a scuola. Tutte le altre bambine facevano chiasso, ma la piccola Maria stava sempre al suo posto, con gli occhi bassi. A mezzogiorno tornava a casa a mangiare; e per la via teneva sempre gli occhi bassi, nè si fermava mai con le compagnucce. Poi riandava a scuola; e tornava a casa la sera, sempre nello stesso tenore.
La maestra disse, un giorno, alle bambine: 
— Bambine mie, raccontatemi che avete sognato la scorsa notte. — Ognuna raccontò il suo sogno. Quando toccò alla piccola Maria, non voleva raccontare il suo sogno. Ma la maestra la rimproverò, e la minacciò. Finalmente la piccola Maria parlò : 
— Io mi son sognata che dovrò essere sposa dello Spirito Santo e madre di Gesù Cristo. — La maestra alzò la voce: — Che ti dici, brutta prosontuosella? Per penitenza, oggi non tornerai a casa a desinare! —
La piccola Maria si rassegnò, e rimase sempre con gli occhi bassi. La sera tornò a casa, e Sant'Anna le disse: — Hai desinato con la maestra? — Rispose di no; e raccontò tutto alla mamma. E Sant'Anna gridò: — Che cattiva maestra! Le possa nascere un piede di capra! — E alla maestra nacque subito un piededi capra. Sant'Anna non mandò più la figlia a scuola; ma invece la rinchiuse in un monastero.

O Marije, quando te faciste giuvenette,
Calò l'Angelo da llu ciele,
Te venose a 'nnunzià'; 
E t'annunzie,e te s'inchine:
Salve Vergene Regine.

O Maria, quando ti facesti giovanetta,
Calò l'Angelo dal cielo,
Ti venne ad annunziare;
E t'annunzia e ti s'inchina:
Salve Vergine Regina

 

 

Bibliografia: Antonio De Nino, Usi e Costumi Abruzzesi, vol. IV, Firenze, Tipografia Barbera, 1883, volume IV, pp. 11-15.

Foto:

Lago la Quaglia: gentile concessione archivio fotografico della pagina Facebook Memories: officina dei ricordi e delle immagini
Nascita della Vergine, Giotto, Cappella degli Scrovegni, Padova.

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